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Un capolavoro strumentale

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Quest’anno il Rapporto sui Diritti Globali è costruito su due volumi: un attrezzo essenziale per entrare in una questione complessa, gli ultimi venti anni di globalizzazione, e per agire in essa con cognizione di causa. Uno strumento di analisi in grado di contribuire a creare una nuova cultura politica

Il Rapporto sui Diritti Globali 2023, realizzato dall’Associazione Società INformazione Onlus per il ventunesimo anno consecutivo, è nelle librerie. Quest’anno, a chiudere e riepilogare un ciclo del progetto, il rapporto dal titolo, Le guerre in corso contro popoli, ambiente, diritti umani, lavoro, welfare, migranti (con prefazioni di Luciana Castellina e Gianni Tognoni), viene accompagnato e completato da un secondo volume intitolato Globalizzare i diritti 2003-2023. Una memoria critica e attiva per comprendere il mondo e per cambiarlo, il tutto come sempre a cura di Sergio Segio, per l’editore Milieu.

Qui i sommari:

Nella saggistica si parla di “capolavoro” solitamente quando il libro rappresenta un approccio nuovo e inedito a un tema e ne traccia un quadro di comprensione di alto livello che ne costituisce l’importanza unica nel settore. Rarissimamente si parla di “capolavoro” quando questo ha una caratteristica che potremmo definire “strumentale”, cioè quando il libro si presenta come un attrezzo fondamentale e insostituibile per “entrare” in una questione complessa e per agire in essa con cognizione di causa, donando al lettore una serie di chiavi per aprire porte difficili e seguire un percorso di apprendimento che da soli è estremamente ostico da realizzare. Nel 1979 ad esempio ne incontrai uno, quando nella mia avventura di una vita dedicata alla lettura e alla comprensione del Capitale di Marx, lessi appunto il “capolavoro strumentale” di Guido Carandini, Lavoro e capitale nella teoria di Marx: non cedetti alla tentazione da studente di sostituire l’opera con il compendio, ma rintracciai passaggi teorici e culturali importantissimi che mi permisero di “organizzare” la mia lettura originale del capolavoro di Marx (e della sua intera opera, la cui lettura e rilettura continua ancora oggi).

L’intreccio articolato dei due libri di Segio assume la caratteristica di un “capolavoro strumentale”. Molto diverso da quello che citavo prima, ma della stessa “natura”. E con forte ambizione, perché “l’oggetto” dello strumento non è specifico, ma molto largo e complesso e cioè gli ultimi venti anni di globalizzazione. La lettura ti regala un mazzo di chiavi e poi ti conduce in specifici corridoi che permettono di raggiungere le porte giuste per proseguire (che le chiavi aprono in sequenza), evitando di perdersi o peggio di infilarsi in angoli bui o pertugi senza uscita.

La bussola come sempre è quella dei diritti (delle grandissime maggioranze) calpestati o depredati da un dominio di pochi, ma la forza magnetica del potere di comando, che si mistifica e mimetizza molto spesso prima di agire, stravolge l’ago della bussola, spingendo il malcapitato esploratore dei diritti, in vicoli ciechi o in trappole ben camuffate, allo scopo principale di depistare la comprensione per impedire o depotenziare una eventuale azione politica efficace.

Intanto si parte dal presente, in modo da essere strattonati subito dalle urgenze nefaste della contingenza (ordinate però da un ragionamento di priorità), per poi però andare a ritroso nei venti anni precedenti, individuando in essi i piani intrecciati di una trasformazione del potere colti in strutture mobili e cangianti, ma perduranti (guerra, clima, salute, mercati e criminalità, lavoro e processi di sfruttamento, la natura cangiante delle crisi, ecc…), per poi rendere possibile un ritorno al presente, “illuminato” però con una luce nuova che permette di “comporre il quadro” nei suoi nessi e legami fondamentali e soprattutto nella sostanza dei protagonisti, in specie di quelli che sono i nemici dei diritti di tutti, vestiti spesso con abiti diversi, ma appunto riconoscibili se si ha la possibilità di guardare oltre. Così si capisce che la guerra è, come sempre nella storia, il risultato di una crisi quando entra in crisi appunto un sistema che si regge sulla competizione economica e sulla supremazia delle nazioni, ma si va molto oltre: il passaggio storico che indica l’urgenza del presente, offuscato del tutto dalla patina di un presente immediatistico non sottoposto appunto al detour che impone l’analisi del libro, è la venuta in evidenza che il sistema capitalistico, ormai assai lontano dalla utopia di una sua pianificazione temperante dettata dalla politica, entra concretamente in una fase distruttiva irreversibile (di cui il cambiamento climatico è la luce più netta, però anche accecante), dove si ha l’intreccio tra il ritorno della guerra come strumento principe della politica (con le connesse ideologie nazionalistiche risorgenti) e la costante degradazione e progressiva distruzione della democrazia (intesa almeno con un minimo di realtà concreta di partecipazione popolare che la sostanzia), non come conseguenza negativa di una condizione critica, ma proprio come mezzo realizzativo di un illusorio superamento di una crisi strutturale irreversibile di un modio di produzione diventato insostenibile, oltre che dal punto di vista umano, anche da quello fisico-spaziale che riguarda i limiti della vita stessa del pianeta. Infatti il “superamento” della democrazia diventa un pensiero fondante del dominante, non un “effetto collaterale” della sua difficoltà, ed il forte impegno in corso per mistificare questa tendenza strutturale (la rinascita ad esempio della ideologia del “modo libero” contro le cosiddette autocrazie) lo dimostra ampiamente.

I due libri sono quindi un grande strumento di analisi ragionata all’altezza della sfida in corso e per questo sono anche un pezzo sostanziale di una nuova politica che cerchi di “aggiornare” il movimento altermondialista e di donare ad esso anche la forza dell’innovazione (con anche una giusta intenzione “scientifica” di analisi oggettiva) per tornare a ricomporre un fronte comune tra le “vittime” del capitale, perché “l’altro mondo possibile” coltivi la sua speranza e continui il suo cammino di liberazione.


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